venerdì 28 novembre 2014

Cosmetico Testato, cosa significa?

Premessa importante: per quanto possa essere ingannevole, fuorviante o semplicemente ridicolo, ritengo preferibile un cosmetico che si vanta di essere stato testato rispetto ad uno che non dichiara nulla.
Per un semplice calcolo costo/beneficio è normale che grandi produzioni eseguano prima della messa in commercio più test per verificare sicurezza ed efficacia del prodotto, ma per le migliaia di “piccole” marche non è affatto garantito. Visto che non è obbligatorio, meglio che i test vengano dichiarati.

TESTATO:
 voce del verbo testare; nella cosmesi  significa : il  cosmetico ha affrontato dei test non su  ignari consumatori o alcuni parametri chimico fisici del cosmetico sono stati  misurati. Es: Clinicamente Testato
Il consumatore viene informato del fatto che sarebbero stati eseguiti dei test ma il claim non fornisce alcun dato sull’esito dei test.

CLINICAMENTE TESTATO. Non esiste una definizione legale di “Clinicamente testato”, quando impiegato per i prodotti cosmetici. In termini generali, significa che il prodotto è stato sottoposto a test su persone sotto la supervisione ed il controllo di esperti professionali competenti che possono essere medici oppure professionisti qualificati.   Il numero di volontari e le procedure sono a discrezione dell’azienda. La definizione di cosa sia una “Clinica” non è chiara, molte aziende svolgono test nelle università e comunque l’uso di espressioni quali “clinicamente testato”, oppure “test clinici dimostrano che…” è criticabile in quanto sono suscettibili di indurre in errore il destinatario del messaggio circa l’ambito e la portata degli studi effettuati, o circa la natura del prodotto pubblicizzato, presentandolo come dotato di proprietà terapeutiche o farmacologiche;
DERMATOLOGICAMENTE TESTATO. Non esiste una definizione legale di “Dermatologicamente testato” quando impiegato per i prodotti cosmetici. In termini generali, significa che il prodotto è stato sottoposto a test che intendevano studiare i suoi effetti sulla pelle, in particolare la sua buona tollerabilità cutanea, utilizzando protocolli di verifica chepossono prevedere la presenza o la supervisione di un dermatologo . Normalmente si tratta di test di tolleranza cutanea realizzati con patch test, molte aziende li eseguono non d’estate per ridurre la probabilità di reazioni cutanee, al contrario alcune aziende li fanno eseguire in condizioni peggiori (worst case): patch test occlusivi, semi occlusivi, in estate, su soggetti sensibili e reattivi. A seconda delle condizioni del test lo stesso prodotto può risultare più o meno irritante.  Il numero di volontari ( teoricamente anche 1 solo ) e le procedure sono a discrezione dell’azienda.
TESTATO OFTALMOLOGICAMENTE o GINECOLOGICAMENTE o SOTTO CONTROLLO ODONTOIATRICO valutazioni di tollerabilità sotto controllo di medici non dermatologi.
NON TESTATO SU ANIMALI: claim scorretto visto che gli uomini non sono vegetali ( di norma )  e che nessun cosmetico in UE può essere testato su animali ( non umani ).
NICKEL TESTATO: visto che è scorretto reclamizzare il NICKEL FREE  o il SENZA NICKEL, si informa il consumatore del fatto che la presenza e concentrazione di Nickel nel cosmetico è stata verificata. Normalmente non viene comunicato se il test è relativo a tutti i prodotti, ad ogni lotto di produzione, alla formulazione ed al lancio pilota ecc.. Alcune aziende specificano i valori soglia sotto cui si potrebbe rintracciare nel cosmetico del nickel.

sabato 22 novembre 2014

CURIOSITA' : INSONNIA ED ERBE NATURALI

INSONNIA ED ERBE NATURALI


Woman sleeping on white background



Stress, preoccupazioni, pensieri: sono tante le motivazioni che possono causare l’insonnia. Ma ci oso anche alcuni rimedi, naturali per di più, per combattere quella meno grave così da dormire veramente sonni tranquilli. Ecco 5 erbe necessarie: 


escolzia

Escolzia: allevia i sintomi dell’ansia e facilita il sonno oltre ad avere anche proprietà antibatteriche e antinfiammatorie per cui essere perfetta per combattere il mal di denti o l’emicrania perché rilassa il muscolo svolgendo un’azione antispastica.

Proprietà dell'escolzia

Le parti aeree dell’escolzia (stelo, il fiore) contengono alcaloidi(0,5%) fitosteroli, carotenoidi e flavonoidi che conferiscono alla pianta proprietà sedative e ipnoinducenti (che favoriscono il sonno). Gli alcaloidi agiscono da un lato sull’attività cardiaca, abbassandone la pressione; dall’altro sul sistema nervoso centrale, riducendo l'attività delle cellule della corteccia cerebrale, in quanto inducono il rilassamento muscolare e stimolano il sonno. L’azione della pianta diminuisce il periodo dell'addormentamento e produce il mantenimento di una buona qualità del sonno, lungo tutta la notte evitando risvegli improvvisi.
Melissa, proprietà e utilizzo
Melissa: da usare nella vasca da bagno, si aggiungono 100g di foglie in un litro d’acqua, la si lascia riposare per 30 minuti e filtrandola la si versa nella vasca.

Proprietà della melissa

Le foglie di melissa, ricche di olio essenziale, che conferisce alla pianta un aroma gradevole e il sapore del limone, sono impiegate negli stati d’ansia con somatizzazioni a carico del sistema gastroenterico. Per la sua azione antispasmodicaantinfiammatoriacarminativa è indicata in caso di dolori mestruali, nevralgie, disturbi della digestione, nausea, flatulenza crampi addominali ecolite.
Questa pianta è utilizzata anche nel trattamento del mal di testa, quando è causato da tensione nervosa, grazie alla presenza dell’olio essenziale (0,5%) che agisce come calmante sul sistema nervoso, erilassante su quello muscolare. Il suo uso è particolarmente indicato, perciò, in presenza di un quadro d’irritabilità generale,insonnia causata da stanchezza eccessiva, nervosismo, sindrome premestruale, e tachicardia su base funzionale.
Lavanda
Lavanda: famosa per le sue proprietà calmanti, l’olio di lavanda può essere sciolto nell’acqua per il bagno assieme a qualche goccia di sandalo e a delle foglie di salvia. In alternativa, l’olio può essere massaggiato sulle tempie oppure lasciato cadere sul cuscino.

Proprietà della lavanda

fiori della lavanda sono utilizzati in fitoterapia per le numerose proprietà dovute alla presenza dell'olio essenziale (linalolo, acetato di linalile, limonene, cineolo, canfora, alfa-terpineolo, beta-ocimene),tannini, acido ursolicoflavonoidi e sostanze amare. Questi principi attivi conferiscono alla pianta azione sedativa e calmante sul sistema nervoso, da utilizzare in caso di ansia, agitazione, nervosismo, mal di testa e stress e insonnia.
La lavanda svolge anche un'azione balsamica sulle vie respiratorie per questo è impiegata efficacemente nel trattamento di tutte lemalattie da raffreddamento: influenza, tosse, raffreddore e catarro.
Inoltre la pianta, limitando la formazione e soprattutto il ristagno di gas a livello gastro-intestinale, possiede proprietà carminative eantispasmodiche in quanto calma dolori e gli spasmi addominali e aiuta a distendere la muscolatura del ventre.
Per uso esterno vanta proprietà detergenti, antinfiammatorie,analgesiche, antibatteriche, cicatrizzanti e decongestionanti. La pianta è utilizzata per detergere ferite e piaghe; per alleviare ilprurito e le punture di insetti; e per ridurre le irritazioni del cavo orale. In ambito cosmetologico viene usata l'olio essenziale di lavanda come profumo.
Valeriana, proprietà e benefici
Valeriana: altra pianta famosa per le sue proprietà, aggiunta al biancospino riduce lo stress e l’affaticamento mentale per questo è consigliata anche per gli studenti.

Proprietà della valeriana

La radice della pianta, dall’inconfondibile odore sgradevole, contieneoli essenziali (esteri dell'acido valerianico, esteri dell'acido valerico, cariofillene, terpinolene, valerenolo, valerenale e composti diterpenici noti col nome di iridoidi), alcuni alcaloidi (valerina, actinidina, catinina e alfa-pirrilchetone) e flavonoidi (linarina, 6-metilapigenina ed hesperidina).
Il meccanismo d'azione dei suoi costituenti è abbastanza conosciuto. Si deve agli esteri degli acidi valerianici e agli iridoidi la capacità di inibire l'enzima (acido gamma-aminobutirrico transaminasi) preposto alla degradazione metabolica del neurotrasmettitore gamma-aminobutirrico (GABA). Questo mediatore chimico è responsabile nella regolazione dell'eccitabilità neuronale in tutto il sistema nervoso della sensazione di rilassamento anche dell'induzione del sonno. Non a caso, molti farmaci ad azione calmante, miorilassante, anticonvulsivante e ipnotica, agiscono stimolando i recettori del GABA (in termini tecnici si dice che sono suoi agonisti recettoriali).
Per la presenza di questi principi attivi, la valeriana possiede proprietà sedative, rilassanti e ipnoinducenti, cioè favorenti il sonno. Riducendo il tempo necessario per addormentarsi e migliorandone la qualità, la valeriana è indicata in tutti i suoi disturbi, insonnia eansia.
Infine, pare che alcuni dei terpeni e dei flavonoidi possano fare da agonisti con i recettori dell'adenosina ed essere in parte responsabili dell'azione spasmolitica sulla muscolatura liscia, utile in caso di crampi e sindrome dell’intestino irritabile.

Rosa canina, proprietà e utilizzoOlio essenziale alla rosa: massaggiato sul corpo dopo la doccia, rilassa il corpo e calma la mente. Può essere unito anche all’erba di San Giovanni.


ACQUA, Rubinetto o Bottiglia?

L'importanza dell' Acqua

Quando si parla di alimentazione il nostro pensiero si sintonizza su tutte le cose solide che noi ingeriamo e mai consideriamo le bevande e soprattutto l'acqua. L'acqua, anzi molta acqua, è fondamentale per un buono stato di salute. Bere bene e mangiare male è molto meglio di mangiare bene e bere male. Il 70% dei nostro corpo è fatto d'acqua, tutti i nostri processi biologici passano attraverso di essa, ne sono attivati, condotti, regolati.  L'acqua ha il potere di informarci, nutrirci e purificarci, ed è la prima cosa che bisogna considerare in una sana alimentazione. E' ovvio che bisogna dare attenzione anche al cibo (solido e liquido) ma qui possiamo anche disertare ogni tanto, ma con l'acqua non si scherza. Come il cibo l'acqua deve essere assunta in periodi stabiliti e deve essere di buona qualità. Il problema è che mentre riusciamo a trovare un buon cibo non riusciamo a trovare una buona acqua e questo per il fatto che non sappiamo come deve essere una "buon acqua".


Quale acqua bere

L'acqua è dunque il nostro principale alimento e fonte di energia: pertanto è importantissima la sua qualità. Abituati come siamo a bere acqua in bottiglia resta un po' difficile digerire queste informazioni, ma vi possiamo assicurare che sono reali e vanno a favore della  nostra salute e del nostro portafoglio.
Innanzi tutto un acqua, per soddisfare tutte le funzioni necessarie al nostro organismo, deve avere certe caratteristiche chimiche e energetiche: non deve contenere sostanze tossiche per il nostro corpo e deve essere "viva". L'acqua sorgente e corrente non canalizzata o intubata ha la miglior qualità energetica: quando l'acqua, in natura, passa attraverso i vari terreni, ne riceve le relative informazioni ed acquisisce differenti caratteristiche con ripercussioni a livello organolettico e metabolico per gli organismi viventi che ne fanno uso. Questo spiega la grande varietà di acque esistenti ed anche i loro svariati effetti, positivi (anche terapeutici) o negativi. Comunque, la prima discriminante sulla qualità dell'acqua è appunto il fatto di avere o no questa energia di base, di essere cioè "Viva" o "morta". Per mantenersi "viva", l'acqua ha bisogno di movimento (e bassa temperatura o campo magnetico adeguato) che consenta alle sue molecole di restare cariche e quindi polarizzate. Movimento libero, che è configurabile con una linea sinusoidale (come per tutte le onde di energia). L'acqua (in natura) "serpeggia" a livello molecolare e di filetti liquidi, crea vortici (o è coinvolta nelle fluttuazioni di un campo magnetico) e da questo trae energia. Se è compressa o ferma o sottoposta a elevate temperature o a forti irradiazioni (solari o assimilabili), le sue molecole si scaricano, non formano più le catene, i cristalli, e l'acqua muore, non ha più energia né è in grado di trasportarne.


Rubinetto: più che il cloro il problema sono i composti chimici che si creano per reazione di questo elemento (estremamente reattivo) con altre sostanze presenti nell'acqua.  Importante è anche la durezza (presenza di molto calcio) che può essere un problema a chi per esempi soffre di calcoli. Per stare più tranquilli è' consigliato effettuare un analisi chimico-battereologica completa presso un centro specializzato, non che quelle delle amministrazioni siano errate ma l'acqua potrebbe trovare fonti inquinanti anche dopo gli acquedotti comunali, lungo le tubature secondarie. Per acque sbilanciate o inquinate (secondo parere del laboratorio specializzato) si può ricorrere a depuratori ad osmosi inversa anche se   lo spreco d'acqua è enorme (3‑4 litri d'acqua trattata per litro d'acqua utile)  E' comunque più economico, per noi e per l'ambiente, che acquistare acqua minerale. Molto importante è rivitalizzare l'acqua tramite strumenti appositamente studiati, che ridando vita all'acqua tolgono, anche la carica aggressiva degli inquinanti chimici presenti.


Acqua potabile
Acqua minerale
Provenienza
Sorgenti, pozzi, fiumi, laghi, mare
Sorgenti, pozzi
Caratteristiche chimico-fisiche
Possono variare nel tempo
Debbono rimanere costanti nel tempo anche se varia la portata
Trattamenti
Processi di potabilizzazione
Numero limitato di trattamenti
Valori limite
Definiti dal DL. 31/01
Definiti dal DL 542/92, DM 31/05/2001 e DM. 29/12/2003
Controlli
Periodici: in alcuni casi (acquedotti di particolare interesse pubblico) i controlli sono giornalieri
Almeno una volta ogni cinque anni
Distribuzione
Acquedotti, cisterne, contenitori
Contenitori di plastica e vetro
Costi €/l
0,001 – 0,003
0,25 - 1,5 (da 200 a 1500 volte in più)

Acqua minerale: ossia l'acqua che comunemente acquistiamo nei supermercati. Qui di seguito capiremo il perché l'acqua minerale è potenzialmente la peggior acqua da bere. Ma come, voi direte, l'acqua minerale costa così tanto ed è più scadente di quella di rubinetto?
Ebbene si, non è detto che tutte le acque in bottiglia siano peggiori di quella di rubinetto ma la probabilità è alta perché  non sono previsti rigidi controlli ed il mantenimento prima di essere venduta non rispetta determinate regole.
Esistono due normative, una per ogni tipo di acqua. Il problema è che esistono due pesi e due misure: parametri più restrittivi per l'acqua di rubinetto e parametri più generosi per la minerale. Incominciamo dal numero dei parametri presi in esame: sono 200 per gli acquedotti e soltanto 48 per l'acqua minerale.
Possiamo avere un limite per i sali nell'acqua di rubinetto e nessun limite per l'acqua minerale. La concentrazione massima di arsenico nella minerale può essere di 50 microgrammi/litro (ma fino al 2001 poteva arrivare a 200), mentre se si beve dal rubinetto il limite è di 10 microgrammi/litro, così come raccomandato dall'Oms sin dal 1993.
Queste differenze esistono perché l'acqua minerale è passata dalle farmacie agli scaffali dei supermercati e ha molto spesso sostituito l'acqua potabile senza che ci fosse un aggiornamento della normativa che tenesse conto del massiccio e anche eccessivo consumo di acqua minerale. Ricordiamoci che siamo i primi "bevitori" al mondo con 172 litri pro capite in un anno e una spesa media per famiglia di 260 euro. Ma l'acqua minerale non si può bere costantemente e in sostituzione dell'acqua di rubinetto. La ragione è molto semplice: l'acqua minerale non è acqua "potabile", ma è un acqua terapeutica con indicazioni e controindicazioni che, però, non ci sono sull'etichetta. In questo periodo molte pubblicità sottolineano che la tale marca "è povera di sodio", ma se al contrario la concentrazione di questo sale è alta, non c'è l'obbligo di indicare che non è adatta per chi soffre di malattie cardiovascolari. Per non parlare dei nitrati che a volte sono presenti in quantità superiore a quanto ne possiamo trovare se si beve dal rubinetto. Ma non è questo il punto. La legge dice che se un'acqua contiene fino a 10 milligrammi/litro di nitrati il produttore può scrivere in etichetta che è "particolarmente adatta per la prima infanzia". Ma se quel limite viene superato non è previsto l'obbligo di indicare che può far male o è nociva perché può causare la blue baby.
Le etichette non sono limpide. Ci sono poche informazioni, per esempio manca del tutto l'elenco di 19 sostanze tossiche che devono essere tenute sottocontrollo. Chi acquista un'acqua minerale non è in grado di valutare se può bere quel tipo di acqua in relazione al suo stato di salute e non è facile intervenire in questo.
Per l'acqua in bottiglia vanno poi considerate le cessioni chimiche ed energetiche dei contenitori di plastica "per uso alimentare". i parametri di legge sono opinabili e fanno pensare a permissività molto sospette.

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI: 

Cosa:

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Il Sistema per il Trattamento dell'Acqua eSpring riunisce la tecnologia brevettata del filtro al carbone e della lampada a raggi UV per eliminare particolato, cloro, piombo e alcuni composti organici volatili (COV), oltre a distruggere i batteri potenzialmente trasmessi con l'acqua di rete. Offre acqua da bere direttamente dal rubinetto, in qualsiasi momento.

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giovedì 20 novembre 2014

Gestione del peso: quale dieta funziona davvero?

Gestione del peso: quale dieta funziona davvero?

15/09/2014 -  Mentre il numero delle persone che lottano contro il sovrappeso continua a crescere, diventa sempre più evidente che il controllo delle calorie, di per sé, non è la risposta al problema. Iniziamo a comprendere che, nei casi estremi, le ragioni alla base dell’eccessivo aumento di peso sono diverse: fattori ambientali e comportamentali, così come ereditari e genetici (nutrigenomica). In tale ottica risulta fondamentale adottare una prospettiva più ampia. Una dieta non specifica non è sufficiente a raggiungere un peso e uno stato di salute normali.
E quindi, cosa provoca l’aumento di peso? Di solito sovrappeso e adiposità sono il risultato di un bilancio energetico positivo protratto nel tempo; in altre parole, ingeriamo più calorie di quante ne bruciamo. Ciò significa che una restrizione calorica è essenziale ai fini del dimagrimento. Questa, tuttavia, non è l’unica risposta. La maggior parte delle persone in sovrappeso e obese è fortemente motivata a dimagrire ma ha difficoltà a farlo e, in caso di successo, trova ancora più difficile mantenere il peso perso. Infatti, solo il 10-20% circa delle persone che cercano di assumere meno calorie dimagrisce effettivamente, la maggior parte perde poco peso o addirittura ne acquista. Inoltre, la perdita di peso non riesce a essere mantenuta e si instaura un effetto yo-yo.
Basta considerare che ogni anno oltre 45 milioni di americani iniziano una dieta dimagrante di qualche tipo, per lo più senza grande successo. Inoltre, la maggior parte delle persone obese o in sovrappeso riprende i chili persi entro cinque anni. In questo modo, si avvia il classico ciclo di dieta/perdita e successivo riacquisto dello stesso peso (o superiore). Si tratta del frustrante “effetto yo-yo”, o “dieta yo-yo”, sperimentati da molti.
Oggi è noto che la gestione del peso implica un ampio numero di fattori e sono stati studiati diversi approcci olistici che tengono in considerazione sia la componente metabolica sia quella psicologica connesse a sovrappeso e obesità. La maggior parte delle diete e dei programmi per la perdita di peso si basano sul consumo di cibi integrali a basso contenuto di grassi o carboidrati, colesterolo, acidi grassi saturi e saccarosio (zucchero raffinato) e che non contengono prodotti chimici o conservanti, finendo spesso con l’imporre un’alimentazione strettamente a basso regime calorico (< 1.000 calorie) che non è adatta a tutti.
Solo recentemente abbiamo iniziato a comprendere davvero il ruolo cruciale dei geni e della nutrogenomica nel processo di immagazzinamento dei nutrienti, che regola l’assorbimento degli alimenti, il consumo energetico e lo sviluppo della massa corporea, tutte funzioni che influiscono drasticamente sulla diminuzione e sull’aumento di peso. Questa prospettiva ha portato a ipotizzare che, per essere efficace, una dieta debba essere elaborata in base alle specifiche caratteristiche genetiche (o al genotipo) di ogni individuo. Può allora essere elaborata una consulenza personalizzata che, secondo la specifica tipologia genetica, indichi le modifiche del regime alimentare e dello stile di vita più adatte al raggiungimento di obiettivi specifici in termini di nutrizione ed esercizio fisico.
Nutrizionisti, dietologi e medici di tutto il mondo hanno esaminato tutte le variazioni genetiche associate a peso, massa e grasso corporei, e quindi all’acquisto e perdita di peso, identificando specificamente cinque varianti di quattro geni principali che dimostrano di avere effetti importanti sull’aumento di peso e di essere quindi correlati a un elevato rischio di sovrappeso e obesità. In base a tali varianti, sono stati finora individuati tre gruppi di soggetti obesi o in sovrappeso con diversa risposta a un determinato tipo di dieta: (1) particolarmente sensibili a un regime a basso contenuto di grassi, (2) particolarmente sensibili a un regime a basso contenuto di carboidrati e (3) particolarmente sensibili a un regime a basso contenuto di calorie con bilanciamento di grassi e carboidrati.
Il metabolismo energetico delle persone che rispondono a una dieta povera di grassi tende a essere più lento rispetto alla media della popolazione. Questi soggetti ingrassano facilmente, poiché assorbono maggiormente i lipidi contenuti negli alimenti. Mentre per coloro che rispondono geneticamente alla limitazione dei carboidrati, il principale rischio di sovrappeso è legato a un consumo eccessivo di carboidrati (da meno del 40 al 50 per cento dell’energia, in particolare da saccaridi come il glucosio, il fruttosio/saccarosio e alimenti a elevato indice o carico glicemico). Per le persone appartenenti al terzo gruppo, un equilibrio ottimale dei macronutrienti (carboidrati, lipidi e proteine) sembra essere il modo migliore per perdere peso, poiché non dimostrano la necessità di limitare né grassi né carboidrati, ma traggono vantaggio da un regime ipocalorico bilanciato.
In alcuni casi di obesità o sovrappeso, l’esercizio fisico si dimostra particolarmente efficace. In tali casi, è consigliabile fare ginnastica a ritmo moderato (durata: da 30 a 45 minuti) tre o quattro volte alla settimana, per facilitare la gestione del peso. D’altro canto, se l’esercizio fisico produce una risposta ridotta e si dimostra meno efficace nel ridurre la massa corporea, raggiungere e mantenere il peso forma richiede una ginnastica più impegnativa.
I vantaggi di uno speciale programma personalizzato per la gestione del peso sono dunque evidenti. L’approccio olistico di una dieta basata sui geni è in grado di rispondere alle esigenze specifiche di ciascun individuo come nessun altro. In questo modo, una persona obesa o in sovrappeso ha molte più probabilità di vincere l’eterna battaglia con il proprio corpo una volta per tutte.
Sven-David Müller, Master of Science (MSc) in Nutrizione e dietetica applicata, nutrizionista clinico certificato, educatore diabetologico (Associazione tedesca per il diabete), Centro e ambulatorio per la comunicazione alimentare, consulenza dietistica e giornalismo sanitario, Ostheimer Straße 27d, D-61130 Nidderau.



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15/09/2014 -


Mentre il numero delle persone che lottano contro il sovrappeso continua a crescere, diventa sempre più evidente che il controllo delle calorie, di per sé, non è la risposta al problema. Iniziamo a comprendere che, nei casi estremi, le ragioni alla base dell’eccessivo aumento di peso sono diverse: fattori ambientali e comportamentali, così come ereditari e genetici (nutrigenomica). In tale ottica risulta fondamentale adottare una prospettiva più ampia. Una dieta non specifica non è sufficiente a raggiungere un peso e uno stato di salute normali.

E quindi, cosa provoca l’aumento di peso? Di solito sovrappeso e adiposità sono il risultato di un bilancio energetico positivo protratto nel tempo; in altre parole, ingeriamo più calorie di quante ne bruciamo. Ciò significa che una restrizione calorica è essenziale ai fini del dimagrimento. Questa, tuttavia, non è l’unica risposta. La maggior parte delle persone in sovrappeso e obese è fortemente motivata a dimagrire ma ha difficoltà a farlo e, in caso di successo, trova ancora più difficile mantenere il peso perso. Infatti, solo il 10-20% circa delle persone che cercano di assumere meno calorie dimagrisce effettivamente, la maggior parte perde poco peso o addirittura ne acquista. Inoltre, la perdita di peso non riesce a essere mantenuta e si instaura un effetto yo-yo.

Basta considerare che ogni anno oltre 45 milioni di americani iniziano una dieta dimagrante di qualche tipo, per lo più senza grande successo. Inoltre, la maggior parte delle persone obese o in sovrappeso riprende i chili persi entro cinque anni. In questo modo, si avvia il classico ciclo di dieta/perdita e successivo riacquisto dello stesso peso (o superiore). Si tratta del frustrante “effetto yo-yo”, o “dieta yo-yo”, sperimentati da molti.

Oggi è noto che la gestione del peso implica un ampio numero di fattori e sono stati studiati diversi approcci olistici che tengono in considerazione sia la componente metabolica sia quella psicologica connesse a sovrappeso e obesità. La maggior parte delle diete e dei programmi per la perdita di peso si basano sul consumo di cibi integrali a basso contenuto di grassi o carboidrati, colesterolo, acidi grassi saturi e saccarosio (zucchero raffinato) e che non contengono prodotti chimici o conservanti, finendo spesso con l’imporre un’alimentazione strettamente a basso regime calorico (< 1.000 calorie) che non è adatta a tutti.

Solo recentemente abbiamo iniziato a comprendere davvero il ruolo cruciale dei geni e della nutrogenomica nel processo di immagazzinamento dei nutrienti, che regola l’assorbimento degli alimenti, il consumo energetico e lo sviluppo della massa corporea, tutte funzioni che influiscono drasticamente sulla diminuzione e sull’aumento di peso. Questa prospettiva ha portato a ipotizzare che, per essere efficace, una dieta debba essere elaborata in base alle specifiche caratteristiche genetiche (o al genotipo) di ogni individuo. Può allora essere elaborata una consulenza personalizzata che, secondo la specifica tipologia genetica, indichi le modifiche del regime alimentare e dello stile di vita più adatte al raggiungimento di obiettivi specifici in termini di nutrizione ed esercizio fisico.

Nutrizionisti, dietologi e medici di tutto il mondo hanno esaminato tutte le variazioni genetiche associate a peso, massa e grasso corporei, e quindi all’acquisto e perdita di peso, identificando specificamente cinque varianti di quattro geni principali che dimostrano di avere effetti importanti sull’aumento di peso e di essere quindi correlati a un elevato rischio di sovrappeso e obesità. In base a tali varianti, sono stati finora individuati tre gruppi di soggetti obesi o in sovrappeso con diversa risposta a un determinato tipo di dieta: (1) particolarmente sensibili a un regime a basso contenuto di grassi, (2) particolarmente sensibili a un regime a basso contenuto di carboidrati e (3) particolarmente sensibili a un regime a basso contenuto di calorie con bilanciamento di grassi e carboidrati.

Il metabolismo energetico delle persone che rispondono a una dieta povera di grassi tende a essere più lento rispetto alla media della popolazione. Questi soggetti ingrassano facilmente, poiché assorbono maggiormente i lipidi contenuti negli alimenti. Mentre per coloro che rispondono geneticamente alla limitazione dei carboidrati, il principale rischio di sovrappeso è legato a un consumo eccessivo di carboidrati (da meno del 40 al 50 per cento dell’energia, in particolare da saccaridi come il glucosio, il fruttosio/saccarosio e alimenti a elevato indice o carico glicemico). Per le persone appartenenti al terzo gruppo, un equilibrio ottimale dei macronutrienti (carboidrati, lipidi e proteine) sembra essere il modo migliore per perdere peso, poiché non dimostrano la necessità di limitare né grassi né carboidrati, ma traggono vantaggio da un regime ipocalorico bilanciato.

In alcuni casi di obesità o sovrappeso, l’esercizio fisico si dimostra particolarmente efficace. In tali casi, è consigliabile fare ginnastica a ritmo moderato (durata: da 30 a 45 minuti) tre o quattro volte alla settimana, per facilitare la gestione del peso. D’altro canto, se l’esercizio fisico produce una risposta ridotta e si dimostra meno efficace nel ridurre la massa corporea, raggiungere e mantenere il peso forma richiede una ginnastica più impegnativa.

I vantaggi di uno speciale programma personalizzato per la gestione del peso sono dunque evidenti. L’approccio olistico di una dieta basata sui geni è in grado di rispondere alle esigenze specifiche di ciascun individuo come nessun altro. In questo modo, una persona obesa o in sovrappeso ha molte più probabilità di vincere l’eterna battaglia con il proprio corpo una volta per tutte.

Sven-David Müller, Master of Science (MSc) in Nutrizione e dietetica applicata, nutrizionista clinico certificato, educatore diabetologico (Associazione tedesca per il diabete), Centro e ambulatorio per la comunicazione alimentare, consulenza dietistica e giornalismo sanitario, Ostheimer Straße 27d, D-61130 Nidderau.


Sven-David Müller, Master of Science (MSc) in Nutrizione e dietetica applicata, nutrizionista clinico certificato, educatore diabetologico (Associazione tedesca per il diabete), Centro e ambulatorio per la comunicazione alimentare, consulenza dietistica e giornalismo sanitario, Ostheimer Straße 27d, D-61130 Nidderau.Gestione del peso: quale dieta funziona davvero?

15/09/2014 -  Mentre il numero delle persone che lottano contro il sovrappeso continua a crescere, diventa sempre più evidente che il controllo delle calorie, di per sé, non è la risposta al problema. Iniziamo a comprendere che, nei casi estremi, le ragioni alla base dell’eccessivo aumento di peso sono diverse: fattori ambientali e comportamentali, così come ereditari e genetici (nutrigenomica). In tale ottica risulta fondamentale adottare una prospettiva più ampia. Una dieta non specifica non è sufficiente a raggiungere un peso e uno stato di salute normali.
E quindi, cosa provoca l’aumento di peso? Di solito sovrappeso e adiposità sono il risultato di un bilancio energetico positivo protratto nel tempo; in altre parole, ingeriamo più calorie di quante ne bruciamo. Ciò significa che una restrizione calorica è essenziale ai fini del dimagrimento. Questa, tuttavia, non è l’unica risposta. La maggior parte delle persone in sovrappeso e obese è fortemente motivata a dimagrire ma ha difficoltà a farlo e, in caso di successo, trova ancora più difficile mantenere il peso perso. Infatti, solo il 10-20% circa delle persone che cercano di assumere meno calorie dimagrisce effettivamente, la maggior parte perde poco peso o addirittura ne acquista. Inoltre, la perdita di peso non riesce a essere mantenuta e si instaura un effetto yo-yo.
Basta considerare che ogni anno oltre 45 milioni di americani iniziano una dieta dimagrante di qualche tipo, per lo più senza grande successo. Inoltre, la maggior parte delle persone obese o in sovrappeso riprende i chili persi entro cinque anni. In questo modo, si avvia il classico ciclo di dieta/perdita e successivo riacquisto dello stesso peso (o superiore). Si tratta del frustrante “effetto yo-yo”, o “dieta yo-yo”, sperimentati da molti.
Oggi è noto che la gestione del peso implica un ampio numero di fattori e sono stati studiati diversi approcci olistici che tengono in considerazione sia la componente metabolica sia quella psicologica connesse a sovrappeso e obesità. La maggior parte delle diete e dei programmi per la perdita di peso si basano sul consumo di cibi integrali a basso contenuto di grassi o carboidrati, colesterolo, acidi grassi saturi e saccarosio (zucchero raffinato) e che non contengono prodotti chimici o conservanti, finendo spesso con l’imporre un’alimentazione strettamente a basso regime calorico (< 1.000 calorie) che non è adatta a tutti.
Solo recentemente abbiamo iniziato a comprendere davvero il ruolo cruciale dei geni e della nutrogenomica nel processo di immagazzinamento dei nutrienti, che regola l’assorbimento degli alimenti, il consumo energetico e lo sviluppo della massa corporea, tutte funzioni che influiscono drasticamente sulla diminuzione e sull’aumento di peso. Questa prospettiva ha portato a ipotizzare che, per essere efficace, una dieta debba essere elaborata in base alle specifiche caratteristiche genetiche (o al genotipo) di ogni individuo. Può allora essere elaborata una consulenza personalizzata che, secondo la specifica tipologia genetica, indichi le modifiche del regime alimentare e dello stile di vita più adatte al raggiungimento di obiettivi specifici in termini di nutrizione ed esercizio fisico.
Nutrizionisti, dietologi e medici di tutto il mondo hanno esaminato tutte le variazioni genetiche associate a peso, massa e grasso corporei, e quindi all’acquisto e perdita di peso, identificando specificamente cinque varianti di quattro geni principali che dimostrano di avere effetti importanti sull’aumento di peso e di essere quindi correlati a un elevato rischio di sovrappeso e obesità. In base a tali varianti, sono stati finora individuati tre gruppi di soggetti obesi o in sovrappeso con diversa risposta a un determinato tipo di dieta: (1) particolarmente sensibili a un regime a basso contenuto di grassi, (2) particolarmente sensibili a un regime a basso contenuto di carboidrati e (3) particolarmente sensibili a un regime a basso contenuto di calorie con bilanciamento di grassi e carboidrati.
Il metabolismo energetico delle persone che rispondono a una dieta povera di grassi tende a essere più lento rispetto alla media della popolazione. Questi soggetti ingrassano facilmente, poiché assorbono maggiormente i lipidi contenuti negli alimenti. Mentre per coloro che rispondono geneticamente alla limitazione dei carboidrati, il principale rischio di sovrappeso è legato a un consumo eccessivo di carboidrati (da meno del 40 al 50 per cento dell’energia, in particolare da saccaridi come il glucosio, il fruttosio/saccarosio e alimenti a elevato indice o carico glicemico). Per le persone appartenenti al terzo gruppo, un equilibrio ottimale dei macronutrienti (carboidrati, lipidi e proteine) sembra essere il modo migliore per perdere peso, poiché non dimostrano la necessità di limitare né grassi né carboidrati, ma traggono vantaggio da un regime ipocalorico bilanciato.
In alcuni casi di obesità o sovrappeso, l’esercizio fisico si dimostra particolarmente efficace. In tali casi, è consigliabile fare ginnastica a ritmo moderato (durata: da 30 a 45 minuti) tre o quattro volte alla settimana, per facilitare la gestione del peso. D’altro canto, se l’esercizio fisico produce una risposta ridotta e si dimostra meno efficace nel ridurre la massa corporea, raggiungere e mantenere il peso forma richiede una ginnastica più impegnativa.
I vantaggi di uno speciale programma personalizzato per la gestione del peso sono dunque evidenti. L’approccio olistico di una dieta basata sui geni è in grado di rispondere alle esigenze specifiche di ciascun individuo come nessun altro. In questo modo, una persona obesa o in sovrappeso ha molte più probabilità di vincere l’eterna battaglia con il proprio corpo una volta per tutte.
Sven-David Müller, Master of Science (MSc) in Nutrizione e dietetica applicata, nutrizionista clinico certificato, educatore diabetologico (Associazione tedesca per il diabete), Centro e ambulatorio per la comunicazione alimentare, consulenza dietistica e giornalismo sanitario, Ostheimer Straße 27d, D-61130 Nidderau.
- See more at: http://news.amway.it/gestione-del-peso-quale-dieta-funziona-davvero/#sthash.K46kRvKc.dpuf

Gestione del peso: quale dieta funziona davvero?

15/09/2014 -  Mentre il numero delle persone che lottano contro il sovrappeso continua a crescere, diventa sempre più evidente che il controllo delle calorie, di per sé, non è la risposta al problema. Iniziamo a comprendere che, nei casi estremi, le ragioni alla base dell’eccessivo aumento di peso sono diverse: fattori ambientali e comportamentali, così come ereditari e genetici (nutrigenomica). In tale ottica risulta fondamentale adottare una prospettiva più ampia. Una dieta non specifica non è sufficiente a raggiungere un peso e uno stato di salute normali.
E quindi, cosa provoca l’aumento di peso? Di solito sovrappeso e adiposità sono il risultato di un bilancio energetico positivo protratto nel tempo; in altre parole, ingeriamo più calorie di quante ne bruciamo. Ciò significa che una restrizione calorica è essenziale ai fini del dimagrimento. Questa, tuttavia, non è l’unica risposta. La maggior parte delle persone in sovrappeso e obese è fortemente motivata a dimagrire ma ha difficoltà a farlo e, in caso di successo, trova ancora più difficile mantenere il peso perso. Infatti, solo il 10-20% circa delle persone che cercano di assumere meno calorie dimagrisce effettivamente, la maggior parte perde poco peso o addirittura ne acquista. Inoltre, la perdita di peso non riesce a essere mantenuta e si instaura un effetto yo-yo.
Basta considerare che ogni anno oltre 45 milioni di americani iniziano una dieta dimagrante di qualche tipo, per lo più senza grande successo. Inoltre, la maggior parte delle persone obese o in sovrappeso riprende i chili persi entro cinque anni. In questo modo, si avvia il classico ciclo di dieta/perdita e successivo riacquisto dello stesso peso (o superiore). Si tratta del frustrante “effetto yo-yo”, o “dieta yo-yo”, sperimentati da molti.
Oggi è noto che la gestione del peso implica un ampio numero di fattori e sono stati studiati diversi approcci olistici che tengono in considerazione sia la componente metabolica sia quella psicologica connesse a sovrappeso e obesità. La maggior parte delle diete e dei programmi per la perdita di peso si basano sul consumo di cibi integrali a basso contenuto di grassi o carboidrati, colesterolo, acidi grassi saturi e saccarosio (zucchero raffinato) e che non contengono prodotti chimici o conservanti, finendo spesso con l’imporre un’alimentazione strettamente a basso regime calorico (< 1.000 calorie) che non è adatta a tutti.
Solo recentemente abbiamo iniziato a comprendere davvero il ruolo cruciale dei geni e della nutrogenomica nel processo di immagazzinamento dei nutrienti, che regola l’assorbimento degli alimenti, il consumo energetico e lo sviluppo della massa corporea, tutte funzioni che influiscono drasticamente sulla diminuzione e sull’aumento di peso. Questa prospettiva ha portato a ipotizzare che, per essere efficace, una dieta debba essere elaborata in base alle specifiche caratteristiche genetiche (o al genotipo) di ogni individuo. Può allora essere elaborata una consulenza personalizzata che, secondo la specifica tipologia genetica, indichi le modifiche del regime alimentare e dello stile di vita più adatte al raggiungimento di obiettivi specifici in termini di nutrizione ed esercizio fisico.
Nutrizionisti, dietologi e medici di tutto il mondo hanno esaminato tutte le variazioni genetiche associate a peso, massa e grasso corporei, e quindi all’acquisto e perdita di peso, identificando specificamente cinque varianti di quattro geni principali che dimostrano di avere effetti importanti sull’aumento di peso e di essere quindi correlati a un elevato rischio di sovrappeso e obesità. In base a tali varianti, sono stati finora individuati tre gruppi di soggetti obesi o in sovrappeso con diversa risposta a un determinato tipo di dieta: (1) particolarmente sensibili a un regime a basso contenuto di grassi, (2) particolarmente sensibili a un regime a basso contenuto di carboidrati e (3) particolarmente sensibili a un regime a basso contenuto di calorie con bilanciamento di grassi e carboidrati.
Il metabolismo energetico delle persone che rispondono a una dieta povera di grassi tende a essere più lento rispetto alla media della popolazione. Questi soggetti ingrassano facilmente, poiché assorbono maggiormente i lipidi contenuti negli alimenti. Mentre per coloro che rispondono geneticamente alla limitazione dei carboidrati, il principale rischio di sovrappeso è legato a un consumo eccessivo di carboidrati (da meno del 40 al 50 per cento dell’energia, in particolare da saccaridi come il glucosio, il fruttosio/saccarosio e alimenti a elevato indice o carico glicemico). Per le persone appartenenti al terzo gruppo, un equilibrio ottimale dei macronutrienti (carboidrati, lipidi e proteine) sembra essere il modo migliore per perdere peso, poiché non dimostrano la necessità di limitare né grassi né carboidrati, ma traggono vantaggio da un regime ipocalorico bilanciato.
In alcuni casi di obesità o sovrappeso, l’esercizio fisico si dimostra particolarmente efficace. In tali casi, è consigliabile fare ginnastica a ritmo moderato (durata: da 30 a 45 minuti) tre o quattro volte alla settimana, per facilitare la gestione del peso. D’altro canto, se l’esercizio fisico produce una risposta ridotta e si dimostra meno efficace nel ridurre la massa corporea, raggiungere e mantenere il peso forma richiede una ginnastica più impegnativa.
I vantaggi di uno speciale programma personalizzato per la gestione del peso sono dunque evidenti. L’approccio olistico di una dieta basata sui geni è in grado di rispondere alle esigenze specifiche di ciascun individuo come nessun altro. In questo modo, una persona obesa o in sovrappeso ha molte più probabilità di vincere l’eterna battaglia con il proprio corpo una volta per tutte.
Sven-David Müller, Master of Science (MSc) in Nutrizione e dietetica applicata, nutrizionista clinico certificato, educatore diabetologico (Associazione tedesca per il diabete), Centro e ambulatorio per la comunicazione alimentare, consulenza dietistica e giornalismo sanitario, Ostheimer Straße 27d, D-61130 Nidderau.
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ECHINACEA: Proprietà



Agli Indiani dell'America del Nord risale l'uso terapeutico dell'Echinacea nel trattamento esterno di ferite e ustioni, nel trattamento interno di tosse, malattie da raffreddamento, mal di gola. Studi clinici effettuati nel 1915 dimostrarono per la prima volta il meccanismo d'azione immunologico che si esplica mediante l'attivazione della capacità fagocitaria dei linfociti. Il suo nome deriva dal greco echinos = riccio, in riferimento al tipico ricettacolo spinoso. La pianta è diffusa in tutto il Nord-America e presenta numerose specie: purpurea, angustifolia, pallida, laevigata, paradoxa, tennesseensis, sanguinea, simulata, atrorubens. Di esse le più attive risultano essere le prime due e in particolare, dai più recenti studi, la purpurea che dimostra contenere la maggior percentuale di ac. cicorico responsabile dell'azione immunostimolante.


Proprietà
Dalla radice di Echinacea uno scudo contro i malori invernali
L'attività dell'echinacea si manifesta principalmente attraverso una serie di azioni generali e una diretta azione locale: 

1) AZIONE IMMUNOSTIMOLANTE: si esplica mediante un aumento dei leucociti, in particolare dei granulociti polimorfonucleati (o neutrofili) e dei monociti-macrofagi del sistema reticolo-endoteliale.Tali cellule sono adibite a fagocitare (mangiare) gli agenti estranei dannosi (batteri, funghi etc.). L'azione immunostimolante è dovuta sia alla frazione liposolubile: poliine, alchilammidi e olio essenziale, che a quella idrosolubile: composti polifenolici derivati dell'ac. caffeico e in particolare ac. cicorico.

2) AZIONE ANTIVIRALE, ANTIBATTERICA E ANTIFUNGINA: è legata naturalmente alla precedente, particolarmente attive in tal senso risultano le poliine che hanno dimostrato una notevole capacità batteriostatica e antifungina inibendo la replicazione di batteri difficilmente controllabili come Escherichia coli e Pseudomonas aeruginosa. L'azione antivirale, di tipo interferon-simile, tale da ostacolare la penetrazione del virus nelle cellule sane, sembra invece essere dovuta all'acido cicorico e all'ac. caffeico.

3) AZIONE ANTIINFIAMMATORIA E CICATRIZZANTE: è dovuta in parte sicuramente alla frazione polisaccaridica e poliammidica. L'echinacea produce pure un aumento di ACTH (ormone corticotropo) e di conseguenza una incrementata attività della corteccia surrenale con secrezione di steroidi antiinfiammatori. La combinazione di questi fenomeni si manifesta con un marcato effetto antiflogistico e cicatrizzante.

4) ATTIVITA' LOCALE: si basa sulla capacità dell'echinacea di accelerare la rigenerazione tissutale e di localizzare l'infezione. Il meccanismo d'azione si basa principalmente sull'inibizione della jaluronidasi, indirettamente responsabile dell'allargamento dell'infezione. Questa azione è inoltre potenziata dall'attivazione del sistema ipofisi-surrene già ricordato a proposito dell'attivita generale antiinfiammatoria.


Indicazioni
Dalla radice di Echinacea uno scudo contro i malori invernali


Bibliografia
Giusti E.: "Echinacea, botanica, chimica, farmacologia, terapia",
Erboristeria Domani, n. 11, 1992
Klose P.K
.: "Prove di efficacia degli estratti di echinacea", L'erborista, n.3, 1992

 
L'echinacea è una pianta della famiglia delle Composite Tubiflore dalle cui radici si ottengono estratti per la cura delle malattie da raffreddamento in quanto sono dotati di proprietà antagoniste della ialuronidasi.
Ne esistono diverse specie che vivono spontanee nel Nord America (angustifolia, atrorubens, levigata, pallida, paradoxa, purpurea, simulata, tennessensis); quelle importanti dal punto di vista fitoterapico sono l'Echinacea angustifolia e l'Echinacea purpurea. La prima era quella usata dagli indiani d'America e studiata dalla scuola di medicina eclettica nata negli Stati Uniti nella metà del XIX sec. Gli studi sulla pianta ripresero attorno al 1930 e sono giunti ai giorni nostri. L'Echinacea purpurea fu studiata soprattutto da ricercatori tedeschi alla fine degli anni '80 e attualmente è la più venduta anche se non ci sono motivi scientificamente validi per affermare che sia migliore dell'angustifolia. Anzi gli unici studi che ne hanno dimostrato la superiorità sono stati condotti su animali.
echinaceaLe proprietà - Come per tutti i prodotti fitoterapici occorre distinguere fra certezze e ipotesi. L'echinacea è stata proposta come panacea per moltissime patologie, ma la ricerca seria finora ha accertato tre impieghi fondamentali:

Prevenzione delle malattie da raffreddamento *
Cura di tali patologie *
Cicatrizzazione delle ferite
http://www.albanesi.it/Alimentazione/echinacea.htm

L'Echinacea è originaria del Nordamerica, dove le sue foglie e radici sono da sempre usate dagli indiani per la guarigione di ogni tipo di ferita. Pur non appartenendo alle tradizioni popolari della nostra medicina, l'Echinacea trova da alcuni anni un largo utilizzo, essendo stata ampiamente studiata e valutata da numerosi ricercatori mitteleuropei (in Germania, dove è conosciuta anche con il nome di Rudbeckia, sono in vendita più di 250 diversi prodotti a base di Echinacea). Il grosso interesse per questa pianta deriva dal fatto che è in grado di attivare e rinforzare il sistema immunitario specifico di adulti e bambini: un'assunzione regolare di Echinacea può permettere di prevenire (specialmente nei periodi in cui il nostro organismo è soggetto a maggiori stress), abbreviare o rendere meno violenti i sintomi delle malattie da raffreddamento, delle manifestazioni influenzali, fino ai fastidiosi herpes alle labbra.
http://www.italiasalute.it/erboristeria/echinacea.asp

L'echinacea é una pianta dalle cui radici si ottengono estratti per la cura delle malattie da raffreddamento in quanto sono dotati di propriet ?antagoniste della ialuronidasi.
La prima specie era quella usata dagli indiani d'America e studiata dalla scuola di medicina eclettica nata negli Stati Uniti nella met ?del XIX sec. Gli studi sulla pianta ripresero attorno al 1930 e sono giunti ai giorni nostri. L'Echinacea purpurea fu studiata soprattutto da ricercatori tedeschi alla fine degli anni ' 80e attualmente ? la pi? venduta anche se non ci sono motivi scientificamente validi per affermare che sia migliore dell'angustifolia. Anzi gli unici studi che ne hanno dimostrato la superiorit ?sono stati condotti su animali.
L'echinacea é stata proposta come panacea per moltissime patologie, ma la ricerca seria finora ha accertato tre impieghi fondamentali:
a) la prevenzione delle malattie da raffreddamento
b) la cura di tali patologie
c) la cicatrizzazione delle ferite.

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martedì 18 novembre 2014

INFLUENZA? COME SI PREVIENE NATURALMENTE


L’Echinacea

L’echinacea è una pianta nativa dell’America. Il suo nome è “Echinacea Purpurea”. È un rimedio naturale molto usato in tutto il mondo per le sue proprietà antibiotiche e antivirali naturali. Viene spesso usato e prescritto proprio per la profilassi dei raffreddori e dell’influenza per la sua capacità di stimolare il sistema immunitario. Non è tossica e si può assumere sia per prevenire, che per curare le infezioni già in corso.

Consiglio, per la prevenzione dell’influenza, di assumere un integratore di echinacea di ottima provenienza (è importante stabilire la provenienza delle piante) , insieme a vitamina C naturale, non sintetica (la vitamina c sintetica non viene per niente assorbita dalle membrane cellulari): abbinando echinacea e vitamina c l ’influenza diventerà solo un ricordo.





Vitamina C contro il raffreddore

La vitamina C è un cofattore enzimatico di idrossilazione e consente la formazione del collageno, dell'adrenalina e di composti aromatici nel fegato. La vitamina C è un potente antiossidante che interviene nella difesa cellulare dai radicali liberi, favorisce la riduzione dell'acido folico nonché la conversione del ferro ferroso (Fe++) a ferro ferrico (Fe+++). Ma non è finita...
Da circa 50 anni la comunità scientifica si spacca in due nel valutare l'utilità clinica che riveste la vitamina C nella cura e nella prevenzione del raffreddore comune. Riassumendo brevemente le scoperte più significative è possibile definire che:

la vitamina C è una molecola essenziale all'omeostasi dei leucociti, pertanto, una sua carenza inciderebbe significativamente sulle difese immunitarie, che risulterebbero meno stimolate e meno attive. Inoltre, da alcuni trials è emerso che le somministrazioni farmacologiche di vitamina C possono COMBATTERE i sintomi del raffreddore (L. Pauling 1970) ed anche PREVENIRNE l'insorgenza (H. Hemilia 1994-1995-1997). Attraverso la somministrazione  è possibile ridurre i sintomi del raffreddore comune del 23%, e prevenirne l'insorgenza nel 30% dei casi (soprattutto in soggetti caratterizzati da un forte stress ossidativo).




giovedì 13 novembre 2014

CONTROLLO DEL PESO? I TUOI GENI CONOSCONO LA RISPOSTA

 

Gestione del peso con una dieta basata sui geni: consensus paper

bodykey - DNA
In occasione del lancio in Europa dell’innovativo programma per il controllo del peso bodykey by NUTRILITE, Amway hai chiesto il parere di un comitato scientifico di altissimo livello relativamente all’effettiva efficacia di una dieta basata sul profilo genetico di un individuo.
Quello che, tramite questo post, presentiamo oggi in anteprima sulla NEWSROOM di Amway Italia, è un documento che è stato redatto da un Advisory Board europeo che prende in esame questo tema, ponendo particolare attenzione al set genetico che, fra le altre cose, caratterizza proprio bodykey (bodykey.it).
Dal lavoro incrociato degli autori di questo comitato, ne è scaturito un paper scientifico intitolato “Weight management with a gene-based diet” – Gestione del peso con una dieta basata sui geni. Il paper è stato ufficialmente presentato (proprio in collaborazione con Amway Italia) tramite un poster ufficiale (visibile in calce) a Newcastle, nel Regno Unito, nel corso l’edizione 2013 dell’ISENC (International Sports Exercise and Nutrition Conference) una delle più importanti conferenze in Europa su tematiche quali dieta, alimentazione, esercizio fisico, performance sportiva e, in generale, stili di vita salutari.

E’ possibile consultare il consensus paper nella sua versione completa in lingua inglese a questo link, o nella versione ridotta (abstract), tradotta in italiano, a questo link.

 I tuoi geni conoscono la risposta

Il campione del tuo DNA fornirà al laboratorio le informazioni fondamentali su come il tuo organismo risponde a grassi e carboidrati e a vari tipi di esercizi fisici. Grazie a un sistema avanzato e sofisticato, il codice del tuo DNA ci aiuterà a raccogliere informazioni chiave per l’elaborazione del tuo Programma alimentare e di esercizi personalizzato. Il prelievo di un campione del tuo DNA è una procedura semplice e sicura che può essere svolta comodamente da casa.